Le temperature registrate nel 2025 stanno segnando un punto di svolta nel clima globale. Il caldo persistente di quest’anno ha superato aspettative e previsioni, avvicinandosi pericolosamente alla soglia di 1,5 °C di aumento rispetto all’era preindustriale. Solo nel mese di novembre, la temperatura media globale è salita a 1,54 °C sopra i livelli storici, un segnale chiaro di una tendenza in accelerazione che coinvolge l’intero pianeta. Chi osserva da vicino i fenomeni climatici nota come questa crescita rappresenti più di un’anomalia: una nuova realtà con ripercussioni quotidiane per molte comunità nel mondo.
Il 2025 tra i record di caldo globale
I dati aggiornati raccolti dal sistema ERA5 confermano che novembre 2025 è risultato il terzo novembre più caldo mai documentato a livello mondiale, con una temperatura media in superficie di circa 14,02 °C. Questo valore supera di 0,65 °C la media riportata nel trentennio 1991-2020, in un chiaro esempio di cambiamento climatico in atto. Inoltre, novembre si aggiunge a ottobre nello stesso anno come uno dei mesi a superare costantemente la soglia di 1,5 °C oltre i livelli preindustriali. L’eccezione lascia spazio a una nuova normalità, con anomalie termiche che si ripetono con frequenza inusuale.

Il 2025 si colloca quindi tra gli anni più caldi mai registrati, al pari del 2023 e poco sotto il record stabilito nel 2024. È importante sottolineare come questi episodi coinvolgano non solo i mesi estivi, tradizionalmente caratterizzati da temperature elevate, ma anche quelli freddi. Questa continuità comporta un cambiamento nelle dinamiche stagionali e impatta direttamente sulla vita quotidiana di molte regioni, dall’Europa all’Asia, con effetti che vanno dalle condizioni ambientali alle risorse naturali.
Le conseguenze della tendenza al riscaldamento
L’andamento climatico tra il 2023 e il 2025 suggerisce un superamento prossimo o già in atto della media di 1,5 °C di aumento rispetto all’epoca preindustriale, un traguardo considerato cruciale dagli accordi internazionali. Questo limite indica il punto oltre il quale gli impatti del riscaldamento globale diventano maggiormente gravi e difficili da controllare. Sebbene il 2025 non abbia ancora confermato il superamento di questo valore su base annua, la media triennale lo indica come quasi inevitabile.
Chi lavora con i dati climatici interpreta questi risultati come un campanello d’allarme. La corsa al riscaldamento può essere rallentata solo da una riduzione significativa e rapida delle emissioni di gas serra. Gli effetti di queste alterazioni climatiche si fanno sentire anche nelle aree urbane, spesso meno evidenti ma non meno rilevanti: l’aumento delle ondate di calore e la pressione sulle risorse idriche sono solo alcune delle conseguenze dirette. L’adattamento a queste nuove condizioni richiede strategie efficaci che coinvolgano politiche ambientali e comunità a vari livelli.
Guardando alle prossime stagioni, risulta chiaro come il tema del riscaldamento globale sarà sempre più centrale nei dibattiti pubblici e nelle decisioni politiche, sia in Italia sia nel resto del mondo. La consapevolezza cresce, così come la necessità di azioni concrete e coordinate per affrontare una sfida che interessa tutti.
